su mano ora sei cielo


                      











su, mano! ora sei cielo                                        pedana di lancio



Summo Manium: si intendeva così dedicare al maggiore degli dei dell'aldilà questo nostro monte.
 Ma su cosa poteva mai essere giudicato in un "al di là" un vivente, costretto a cercare di continuo una fragile armonia tra pensiero e materia?
Summo manuum: con un semplice cambio di vocale saremmo davanti al Signore di tutte le "mani" del mondo, al Supremo dell' "al di qua" che valuterà e premierà nell'aldilà la nostra ricerca di equilibrio tra il dentro e il fuori di noi; tra un pensiero né prepotente né succube ed un mondo non schiavo e non padrone.
Noi siamo "mani"! Non pensiero sterile, non gesti inconsulti! Siamo mani; anima e materia, le due entità che si costituiscono, spesso in conflitto, concretizzano il loro incontro ed il loro accordo tramite le mani. Umili ed obbedienti trasferiscono sulla realtà tutti i movimenti del nostro spirito; danno più consapevolezza all'amore, più asprezza all'odio, più sostanza all'amicizia, più efficacia alle convinzioni, più realismo ai sogni, più consistenza ai progetti. Siamo mani; al punto che spesso prendiamo da quanto esse fanno.
Ed a seconda che cerchino, ignorino, trattengano, sfiorino, stringano, dicono delle nostre paure, delle nostre certezze, delle nostre passioni e delle nostre aspirazioni.
Danno testimonianza del nostro vissuto; del passato, del presente, del futuro. Siamo le nostre mani, nel bene e nel male! Mani che accarezzano ci fanno padri, madri, innamorati, umani; violenti se si levano a colpire. Se la mano ruba, siamo ladri. Se uccide, assassini.
Se è tutta intrisa di terra disseccata; materialisti! Se la mano ricorre alla terra per sentire il cielo; ecco, allora siamo uomini! Io sono la mia mano! Il Cristo è la sua mano! Come ciascuno di noi
Lui! Onnipotente, per svelarsi ha avuto bisogno di mani!
Ed ecco al loro tocco i ciechi vedevano, gli storpi camminavano...i peccatori se ne andavano liberi e sereni!
Al punto che, per impedirgli di "essere", si sono visti costretti a bloccarGliele, quelle mani, ad una croce di terra.
La sofferenza Gli dev'essere stata enorme; Gli si voleva rendere sterile il pensiero. Ma seppe trarre il massimo beneficio dall'allora creduto il peggiore dei mali; ed i chiodi, da strumenti di inibizione e di dolore, divennero occasioni di trionfo; appigli terrestri per slanciare la mano in alto a ristabilire il dialogo uomo-Dio.
E' il riscatto della Croce da strumento di tortura e di morte a "pedana" per un tuffo nell'immenso!
Un monumento alla mano; alla mia, alle nostre! Un monumento alla loro funzione; la sinistra che sopporta la sofferenza dell'incontro col mondo, consapevole che solo così sapremo trovare l'energia per levare alta la destra.
La croce in cemento mi dava sofferenza; un monumento al limite, alla fragilità, al dolore; un corpo senz'anima!
Ho voluto farne un monumento alla vita, al riscatto, alla gioia legittima di un problema superato!
Una speranza per chiunque accetti il sacrificio della fatica e del sudore dell'arrivare fin quassù.
Vivessero tutti un rientro più sereno nella pianura di sotto, nel quotidiano, dopo aver alzato lo sguardo oltre le possibilità dei passi, oltre la vetta! E chissà che quella mano alta diventi invito stimolante anche per le nostre, che prendano il "vizio" di tanto in tanto di staccarsi da terra per cercare più in alto un incontro che ci dia una identità e quindi una dignità diversa.Quella mano; il Cielo e la terra finalmente in dialogo, l' "Aldiquà"e l' "Aldilà" insieme, un tutt'uno!
Su mano! Ora sei Cielo!